giovedì 30 maggio 2019

Vita e Libertà



Libertà 

“Solo e libero. Ma questa libertà assomiglia un poco alla morte.” (J.P. Sartre -"La Nausea", pag. 160)



L’uomo è condannato a essere libero. Questa condanna alla libertà fa sì che la scelta sia sempre angosciosa; la continua instabilità dell'uomo, il suo costante impegno a scegliersi, a farsi, la non definitività delle scelte e delle decisioni, la ingiustificabilità delle stesse scelte sono per l'uomo fonte di angoscia.
Non è possibile dimostrare la propria esistenza così come non è possibile dimostrare l’esistenza dell’Altro. Ciascuno tende a oggettivare l’Altro, togliendogli la sua libertà, ma giunge al fallimento. La presa di coscienza del proprio limite spinge l’uomo a subire la propria esistenza nel mondo in cui vive.

Mappa concettuale




Vita
Libertà
Progetto 

Azione
Assurdo 
Angoscia
Morte

Ideogramma

Ideogramma cinese "VITA"
"sheng", ideogramma cinese di "vita"
Il carattere  Shēng significa "nascere, dare alla luce, vivere...", scomponendo  Tǔ (terra) in basso, che riflette la terra che dà la vita a tutte le cose terrene. Unendo altre parole possiamo rendere il suo significato compiuto: 生產 partorire, 生長 crescere, 生命, 生活 vita, vivere. Oppure 生命力 vitalità, 生動vivace, 生機 possibilità di sopravvivere, essi sono per descrivere una cosa od una situazione che ottenere la forza vitale.






Pensiero cinese

La categoria "VITA" nello "scarto" del pensiero cinese 

Nell'opera "Essere  o vivere" il filosofo François Jullien naviga nelle acque in cui la cultura dell’Occidente incontra quella cinese, dove la filosofia greca e poi quella cristiana si confronta con la tradizione di matrice confuciana. 
Abituati a pensare la vita come il segmento fra i due estremi del nascere e del morire, fatichiamo a cogliere l’invecchiare, perché tutto in noi invecchia senza sosta. La filosofia ha trascurato a lungo il tra evasivo della transizione continua, quella che dà consistenza al vivere. Il pensiero confuciano, invece, è anche definito da Jullien come "filosofia del paesaggio" poiché la prerogativa è di aprire un tra fra gli elementi che non sono più solo componenti, ma sono diventati correlanti. Il paesaggio diventa emblema di un’arte del vivere: non più oggetto da osservare a distanza, ma “mondo” in cui evolvere, sviluppando l’intimità di una relazione. 
"Essere o vivere. Il pensiero occidentale e il pensiero cinese in venti contrasti."- F. Jullien

mercoledì 29 maggio 2019

Filosofia occidentale


Il concetto di "VITA" 
nella filosofia occidentale

La filosofia greca trova una spiegazione al concetto di vita nel solo filosofare, rivalutando la stessa filosofia da semplice discorso a modo di vivere.
A Socrate si attribuisce una visione di vita degnamente vissuta solo se consolidata dalla ricerca continua. Dal Gorgia di Platone si evince che per Socrate la vita dell'anima equivale alla solidità del tuo sapere; il semplice dedicarsi alla ricerca della verità comporta una scelta di vita che trascende la ricerca del piacere.
La filosofia ellenistica consiglia la strada degli esercizi spirituali per «imparare a vivere». 
Per lo stoicismo lo scopo della vita è di vivere in accordo con la natura.                     
Nel Medioevo viene meno la domanda sul senso della vita inteso come piacere del vivere, dato che il Cristianesimo indirizza la riflessione sul peccato. 

In epoca moderna, l'esistenzialismo indaga la problematicità del senso della vita, convincendosi che non ci sia nessun senso, ma soprattutto, ognuno è fautore del proprio destino perché non esiste neanche un Dio. La vita è dolore, sofferenza: siamo soli, inutili, precari, esseri con una data di scadenza. Questo è il trionfo dell’assurdo, perché non c’è sforzo umano che possa dare consolazione di fronte alla morte.
 
Tuttavia, la realizzazione dell'individuo è rivendicata dall'estetismo con massimo esponente Oscar Wilde  per cui lo scopo della vita è sviluppare pienamente la nostra individualità. Esteta è l’artista che ha orrore della vita comune e vuole trasformare la sua vita in opera d’arte guidato dalle leggi del bello e dalla ricerca dei piaceri raffinati. 

Attraverso le immagini




Categoria "vita"


Il tema della "VITA" 
nell'opera "La Nausea" di Sartre

“Ero apparso per caso, esistevo come una pietra, una pianta, un microbo. La mia vita andava a capriccio, in tutte le direzioni. A volte mi dava avvertimenti vaghi, a volte non sentivo che un ronzio senza conseguenze.” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 88)

 Piuttosto, io sono...stupito, dinanzi a questa vita che mi vien data, data per niente.” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 155)

Sartre descrive la vita come incoerenza. La manifestazione dell'incoerenza della vita è l'incapacità di trovare il senso del proprio esistere. Per la prima volta la vita appare nella sua a-razionalità e nella sua incoerenza non essendo dotata di alcun principio di non contraddizione da rispettare, per potersi dire, appunto, coerente.

Con sguardo lucido ed esterno, la vita è un susseguirsi di accadimenti senza alcuna relazione causale tra loro, senza alcuna ragione. È l’azione umana del raccontare che intreccia gli eventi dando loro un inizio, una fine, uno svolgimento, un senso.
Le numerose possibilità d’azione lo conducono ad un mettersi in gioco di fronte alle molteplici vie che gli si offrono. L’uomo diventa artefice della propria esistenza.



PREMESSA

La NauseaJean Paul Sartre


“La nausea mi ha colto, mi sono lasciato cadere sulla panca, non sapevo nemmeno più dove stavo; vedevo girare lentamente i colori attorno a me, avevo voglia di vomitare….da quel momento la nausea non mi ha più lasciato, mi possiede” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 21-22) 

Primo romanzo di Sartre, pubblicato nel 1938, scritto nel 1932, è considerato un romanzo filosofico esistenzialista.  Scritto in forma di diario, Sartre racconta l’esperienza di Antoine Roquentin, giunto a Bouville, nell’ Alta Normandia, per studiare la storia del marchese di Rollebon, attraverso l’archivio della biblioteca della città, frequentata da un autodidatta che legge i libri in ordine alfabetico. Di giorno il lavoro in biblioteca, di sera al caffè “Ritrovo dei Ferrovieri”, dove Antoine ascolta la canzone “Some of these days”. A volte sale in camera con la proprietaria del bistrot, ma si sente ancora legato ad Anny di cui non ha più notizie da quasi un anno. La incontrerà poi, ingrassata, irriconoscibile.

Antoine si rende conto che la sua vita non ha più senso. Il tedio e lo scoraggiamento lo rendono prigioniero di un’esistenza apparentemente senza senso.
L’azione gli permette di non sentire il proprio essere, di dimenticare la propria esistenza. Capisce di essere inutile e prova un senso di nausea. Si sente inghiottito dalla realtà che, amplificandosi, gli provoca disgusto e oppressione. Mentre va via dalla cittadina, Roquentin viene colto da un’altra idea confusa: forse troverà la salvezza in un libro di pura immaginazione, conferendo così un senso ad un’esistenza che ne è priva.






J.P. Sartre, "La nausea". Einaudi, 1948. Copertina prima edizione italiana