Conclusioni e riflessioni:
la categoria “VITA”
“Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione d’esser lì, né gli uni né gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto, sì sentiva di troppo in rapporto agli altri.” (J.P.Sartre -"La Nausea".pag.132)
Nella condizione
umana, per Sartre, vi è qualcosa di paradossale. La situazione nella quale si apre il non senso del proprio vivere è una
situazione estrema e dunque la domanda di senso sul proprio esistere. Per la
prima volta la vita appare nella sua a-razionalità.
L'incoerenza è insita nel fatto che l'uomo è condannato alla libertà e, quindi, è costretto a fare delle scelte. Infatti, pur essendo libero difronte al mondo, l'individuo non è libero di essere libero. L’uomo deve accettare di essere "gettato" nel mondo e di esistere come libertà, ma non ne conosce il motivo. Gli scopi o i fini nascono soltanto con l'uomo, che cerca, quindi, grazie alla sua capacità di progettare, di dare un senso a ciò che in sé non ha senso, in ciò che sembra assurdo.
In conclusione, ogni esistenza umana si configura come progetto, inteso come realizzazione di se stessi in quanto se stessi.
L’esistenza ha quindi senso nel momento in cui gliela si conferisce tramite l'azione che conduce l'uomo a mettersi in gioco. Il fine dell’azione individuale , però, non è mai certezza di un risultato sperato.
Assurdo è il fatto stesso di non potere fare a meno di essere libero, in quanto la non-scelta è, a sua volta, una scelta. L’assurdo è fondamento di ogni progettualità umana e coincide con l’assoluta contingenza e gratuità dell’essere.
Si tratta quindi del dramma dell'esistenza che genera un'intollerabile angoscia, causata dall'imprevedibilità della propria libertà, ossia la certezza che ogni decisione è revocabile e che ogni regola stabilita può essere infranta perché liberamente scelta.
A rendere ancora più assurda ogni scelta umana è la morte, la catastrofe assoluta e definitiva che spegnerà ogni parte del nostro essere.
L'esperienza emotiva di tale assurdità di fondo dell'esistenza è la nausea, espressione della consapevolezza della "perfetta gratuità" dell'esistenza, ovvero la sua completa mancanza di senso.
L'incoerenza è insita nel fatto che l'uomo è condannato alla libertà e, quindi, è costretto a fare delle scelte. Infatti, pur essendo libero difronte al mondo, l'individuo non è libero di essere libero. L’uomo deve accettare di essere "gettato" nel mondo e di esistere come libertà, ma non ne conosce il motivo. Gli scopi o i fini nascono soltanto con l'uomo, che cerca, quindi, grazie alla sua capacità di progettare, di dare un senso a ciò che in sé non ha senso, in ciò che sembra assurdo.
In conclusione, ogni esistenza umana si configura come progetto, inteso come realizzazione di se stessi in quanto se stessi.
L’esistenza ha quindi senso nel momento in cui gliela si conferisce tramite l'azione che conduce l'uomo a mettersi in gioco. Il fine dell’azione individuale , però, non è mai certezza di un risultato sperato.
Assurdo è il fatto stesso di non potere fare a meno di essere libero, in quanto la non-scelta è, a sua volta, una scelta. L’assurdo è fondamento di ogni progettualità umana e coincide con l’assoluta contingenza e gratuità dell’essere.
Si tratta quindi del dramma dell'esistenza che genera un'intollerabile angoscia, causata dall'imprevedibilità della propria libertà, ossia la certezza che ogni decisione è revocabile e che ogni regola stabilita può essere infranta perché liberamente scelta.
A rendere ancora più assurda ogni scelta umana è la morte, la catastrofe assoluta e definitiva che spegnerà ogni parte del nostro essere.
L'esperienza emotiva di tale assurdità di fondo dell'esistenza è la nausea, espressione della consapevolezza della "perfetta gratuità" dell'esistenza, ovvero la sua completa mancanza di senso.
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