venerdì 7 giugno 2019

Conclusioni



Conclusioni e riflessioni: 
 la categoria “VITA” 


“Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione d’esser lì, né gli uni né gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto, sì sentiva di troppo in rapporto agli altri.” (J.P.Sartre -"La Nausea".pag.132)

Nella condizione umana, per Sartre, vi è qualcosa di paradossale. La situazione nella quale si apre il non senso del proprio vivere è una situazione estrema e dunque la domanda di senso sul proprio esistere. Per la prima volta la vita appare nella sua a-razionalità. 
   L'incoerenza è insita nel fatto che l'uomo è condannato alla libertà e, quindi, è costretto a fare delle scelte. Infatti, pur essendo libero difronte al mondo, l'individuo non è libero di essere libero. L’uomo deve accettare di essere "gettato" nel mondo e di esistere come libertà, ma non ne conosce il motivo. Gli scopi o i fini nascono soltanto con l'uomo, che cerca, quindi, grazie alla sua capacità di progettare, di dare un senso a ciò che in sé non ha senso, in ciò che sembra assurdo.
   In conclusione, ogni esistenza umana si configura come progetto, inteso come realizzazione di se stessi in quanto se stessi. 
    L’esistenza ha quindi senso nel momento in cui gliela si conferisce tramite l'azione che conduce l'uomo a mettersi in gioco. Il fine dell’azione individuale , però, non è mai certezza di un risultato sperato.
    Assurdo è il fatto stesso di non potere fare a meno di essere libero, in quanto la non-scelta è, a sua volta, una scelta. L’assurdo è fondamento di ogni progettualità umana e coincide con l’assoluta contingenza e gratuità dell’essere. 
   Si tratta quindi del dramma dell'esistenza che genera un'intollerabile angoscia, causata dall'imprevedibilità della propria libertà, ossia la certezza che ogni decisione è revocabile e che ogni regola stabilita può essere infranta perché liberamente scelta. 
   A rendere ancora più assurda ogni scelta umana è la morte, la catastrofe assoluta e definitiva che spegnerà ogni parte del nostro essere.
    L'esperienza emotiva di tale assurdità di fondo dell'esistenza è la nausea, espressione della consapevolezza della "perfetta gratuità" dell'esistenza, ovvero la sua completa mancanza di senso.

mercoledì 5 giugno 2019

Gioco della vita

Conway's Game of Life



"Life in life"- via YouTube

Il "gioco della vita", prodotto dell'ingegneria informatica, si gioca su una griglia di celle rettangolare bidimensionale. Ogni cella può essere viva o morta. Lo stato di ciascuna di esse cambia ad ogni turno del gioco (chiamato anche generazione) a seconda degli stati delle 8 celle vicine a questa. Lo schema iniziale è la prima generazione. La seconda generazione si evolve applicando le regole simultaneamente ad ogni cella sul tabellone di gioco. Successivamente, le regole vengono applicate in modo iterativo per creare le generazioni future. Per ogni generazione del gioco, lo stato di una cella nella prossima generazione è determinato da un insieme di regole.


Modelli di vita per l'ingegneria

Vita artificiale 


La vita artificiale è competenza di un campo di ricerca che partendo dall’osservazione di forme di vita reali si propone di riprodurre i fenomeni biologici, in modo empirico, all’interno di sistemi artificiali. L’obiettivo è scoprire i segreti della vita vera, capire come si è evoluta. Al contrario dell’intelligenza artificiale che studia in che modo e fino a che punto computer e robot possono simulare le capacità cognitive dell’uomo, la vita artificiale si ispira alla biologia e al comportamento di tutti gli organismi viventi, di cui vuole conoscere il processo evolutivo. Non un robot programmabile, ma un “robot che evolve”, che elabora le proprie azioni, dotato di un corpo – persino di organi interni – e in grado di interagire con l’ambiente sfruttando le proprie abilità cognitive.

Vita artificiale, ora non è più fantascienza


Biologia sintetica


La biologia sintetica, o anche sintesi genica, è un settore della ricerca biologica in cui per mezzo di interventi intenzionali, di carattere bioingegneristico, ci si prefigge lo scopo di controllare i processi vitali e di imprimere a essi una direzionalità non pre-esistente. Con l’ausilio di varie tecnologie, dalla bioinformatica alla chimica, dall’ingegneria alla genomica, mette mano alla sintesi e alla scrittura programmata in laboratorio del DNA (xeno-DNA), in modo che quest’ultimo non interferisca con il DNA naturale. Questo significa che tale disciplina consentirà la progettazione di “sistemi biologici” in modo razionale e sistematico.


La vita artificiale? Adesso è realtà. Così un computer ha "creato" il Dna



Software



Il ciclo di vita del software, in informatica, e in particolare nell'ingegneria del software, si riferisce al modo in cui una metodologia di sviluppo scompone l'attività di realizzazioni di prodotti software in sottoattività fra loro coordinate, il cui risultato finale è il prodotto stesso. Fasi tipiche includono lo studio o analisi, la progettazione, la realizzazione, il collaudo, la messa a punto, la manutenzione e l'estensione. 



Vita nell'ingegneria

Piccola riflessione  sul ruolo dell'ingegnere nel XXI secolo




La riflessione circa la figura dell'ingegnere e, quindi, attorno all'ingegneria nella vita di tutti i giorni, ci guida alla consapevolezza di come essa ormai, a partire dal XX secolo, si occupi di organizzare la stessa quotidianità. Gli ingegneri non sono solo "quelli che fanno stare su le case": organizzano buona parte della nostra vita, dal sistema viario al riscaldamento, dall’organizzazione sanitaria all’industria spaziale. Sono dunque inglobati a tutto tondo nella società odierna occupandosi di quasi tutta la totalità dei campi di lavoro. Probabilmente, in realtà, pensando all'ingegneria ci viene in mente il mondo artificiale, governato dalla tecnologia che è sviluppata dall'ingegnere stesso. La vita artificiale può essere vista come forma di vita in sé, governata dalle sue regole, che in realtà altro non sono che leggi fisiche. Di conseguenza anche nel campo artificiale l'ingegnere si occupa della vita quotidiana: basti pensare che siamo nel pieno della rivoluzione digitale e siamo dipendenti da queste tecnologie.


Vita e Morte

Morte 

"La fine è lì, invisibile e presente, ed è essa che dà a queste poche parole l'enfasi e il valore d'un inizio. [...] La fine è lì a trasformare tutto." (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 43)



La morte non appartiene all'orizzonte umano della libertà, si configura come un fatto assurdo che rende assurda ogni scelta umana. Per Sartre il compito della filosofia non è quello di spiegare cosa sia la morte, ma insegnare ad accettarla, sebbene per l'uomo risulti molto difficile abbandonarsi passivamente al proprio annullamento. Non avendo alcuna esperienza di cosa significhi morire, non possiamo fare a meno che "riempire" questa certezza. Solo in punto di morte si realizzeranno le tre coincidenze: effettività, imminenza e coinvolgimento che ci costringeranno a crederci davvero e a realizzare che non si tratta solo di un incedente comune che capita a tutti, ma piuttosto la catastrofe assoluta e definitiva che spegnerà ogni parte del nostro essere.

Vita e Angoscia

Angoscia


"Mi sento pieno d'angoscia: il minimo gesto m'impegna. Non posso indovinare quello che si vuole da me. eppure bisogna scegliere." (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 58)



              "L'urlo" - Edvard Munch

L'angoscia è causata dall'imprevedibilità della propria libertà, ossia la certezza che ogni decisione sia revocabile e che ogni regola stabilita può essere infranta liberamente. L'angoscia è, quindi, il sentimento provato dalla coscienza che teme per la sua libertà. Si tratta del continuo mettersi in gioco per scoprire se stessi come fonte inesauribile di infinite possibilità, che si scontra alla fine con il solo limite invalicabile della morte.

Vita e Assurdo

Assurdo

"L'assurdità non era un'idea nella mia testa, né un soffio di voce. [...] Capivo che avevo trovato la chiave dell'Esistenza, la chiave delle mie Nausee, della mia vita stessa." (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 132)


"Le scale infinite" - Maurits Cornelis Escher 


Assurdo è il fatto stesso di non poter fare a meno di essere liberi, in quanto non-scegliere implica una scelta. L'Assurdo è fondamento di ogni progettualità umana, l'Assurdo è la Nausea stessa. Esso coincide con l'assoluta contingenza dell'essere e con il fatto che l'esistenza ci viene donata in maniera del tutto gratuita. L'essere non può essere dedotto e, quindi, neppure il suo senso. Esso si mostra, ma non può essere dimostrato e di conseguenza non può essere dedotto neppure il senso della vita che, viceversa, viene progettualmente portato nell'essere dall'uomo vivendo.

Vita e Azione

Azione

"Sento che potrei fare qualunque cosa" (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 126)



L'individuo è condannato a decidere come agire, poiché è solo in ogni istante, sebbene viva in società. Egli è quindi libero di scegliere, libero di vivere, pur essendo condizionato dagli altri. Per questo motivo l'azione umana conferisce un senso all'esistenza. Il fine dell'azione individuale, però, non è mai certezza di un risultato e questo provoca in lui angoscia e malessere esistenziale di fronte alle incognite. Le numerose possibilità di azione lo conducono a mettersi in gioco. L'unica certezza rimane l'Uomo come artefice del proprio destino.

Vita e Progetto

Progetto

Nessuna ragione d’esistere...senza dubbio lei vuol dire, signore, che la vita è senza scopo?” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 116)


Ed ecco il senso della sua esistenza: è che è coscienza di essere di troppo.” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 174)


La progettualità umana è soggetta all’insorgenza della sensazione di vuoto nel quale l'uomo è chiamato a vivere. La funzione dell'uomo è essenzialmente quella di tentare di dare un senso alla propria esistenza. Egli è responsabile del suo farsi e in uno sforzo perpetuo deve creare il senso della propria vita per poi scoprire che quest'ultima di per sé non ha alcun senso.
La progettualità umana tenta di plasmare e dare senso alla propria esistenza costruendo sull’Abisso  e generando inquietudine e turbamento profondo. In conclusione, ogni esistenza umana si configura come progetto, inteso come realizzazione di se stessi. Tale progetto non è mai statico poiché esso può essere modificato dalle condizioni esterne o interne all'individuo e, quindi, talvolta va incontro al fallimento.

giovedì 30 maggio 2019

Vita e Libertà



Libertà 

“Solo e libero. Ma questa libertà assomiglia un poco alla morte.” (J.P. Sartre -"La Nausea", pag. 160)



L’uomo è condannato a essere libero. Questa condanna alla libertà fa sì che la scelta sia sempre angosciosa; la continua instabilità dell'uomo, il suo costante impegno a scegliersi, a farsi, la non definitività delle scelte e delle decisioni, la ingiustificabilità delle stesse scelte sono per l'uomo fonte di angoscia.
Non è possibile dimostrare la propria esistenza così come non è possibile dimostrare l’esistenza dell’Altro. Ciascuno tende a oggettivare l’Altro, togliendogli la sua libertà, ma giunge al fallimento. La presa di coscienza del proprio limite spinge l’uomo a subire la propria esistenza nel mondo in cui vive.

Mappa concettuale




Vita
Libertà
Progetto 

Azione
Assurdo 
Angoscia
Morte

Ideogramma

Ideogramma cinese "VITA"
"sheng", ideogramma cinese di "vita"
Il carattere  Shēng significa "nascere, dare alla luce, vivere...", scomponendo  Tǔ (terra) in basso, che riflette la terra che dà la vita a tutte le cose terrene. Unendo altre parole possiamo rendere il suo significato compiuto: 生產 partorire, 生長 crescere, 生命, 生活 vita, vivere. Oppure 生命力 vitalità, 生動vivace, 生機 possibilità di sopravvivere, essi sono per descrivere una cosa od una situazione che ottenere la forza vitale.






Pensiero cinese

La categoria "VITA" nello "scarto" del pensiero cinese 

Nell'opera "Essere  o vivere" il filosofo François Jullien naviga nelle acque in cui la cultura dell’Occidente incontra quella cinese, dove la filosofia greca e poi quella cristiana si confronta con la tradizione di matrice confuciana. 
Abituati a pensare la vita come il segmento fra i due estremi del nascere e del morire, fatichiamo a cogliere l’invecchiare, perché tutto in noi invecchia senza sosta. La filosofia ha trascurato a lungo il tra evasivo della transizione continua, quella che dà consistenza al vivere. Il pensiero confuciano, invece, è anche definito da Jullien come "filosofia del paesaggio" poiché la prerogativa è di aprire un tra fra gli elementi che non sono più solo componenti, ma sono diventati correlanti. Il paesaggio diventa emblema di un’arte del vivere: non più oggetto da osservare a distanza, ma “mondo” in cui evolvere, sviluppando l’intimità di una relazione. 
"Essere o vivere. Il pensiero occidentale e il pensiero cinese in venti contrasti."- F. Jullien

mercoledì 29 maggio 2019

Filosofia occidentale


Il concetto di "VITA" 
nella filosofia occidentale

La filosofia greca trova una spiegazione al concetto di vita nel solo filosofare, rivalutando la stessa filosofia da semplice discorso a modo di vivere.
A Socrate si attribuisce una visione di vita degnamente vissuta solo se consolidata dalla ricerca continua. Dal Gorgia di Platone si evince che per Socrate la vita dell'anima equivale alla solidità del tuo sapere; il semplice dedicarsi alla ricerca della verità comporta una scelta di vita che trascende la ricerca del piacere.
La filosofia ellenistica consiglia la strada degli esercizi spirituali per «imparare a vivere». 
Per lo stoicismo lo scopo della vita è di vivere in accordo con la natura.                     
Nel Medioevo viene meno la domanda sul senso della vita inteso come piacere del vivere, dato che il Cristianesimo indirizza la riflessione sul peccato. 

In epoca moderna, l'esistenzialismo indaga la problematicità del senso della vita, convincendosi che non ci sia nessun senso, ma soprattutto, ognuno è fautore del proprio destino perché non esiste neanche un Dio. La vita è dolore, sofferenza: siamo soli, inutili, precari, esseri con una data di scadenza. Questo è il trionfo dell’assurdo, perché non c’è sforzo umano che possa dare consolazione di fronte alla morte.
 
Tuttavia, la realizzazione dell'individuo è rivendicata dall'estetismo con massimo esponente Oscar Wilde  per cui lo scopo della vita è sviluppare pienamente la nostra individualità. Esteta è l’artista che ha orrore della vita comune e vuole trasformare la sua vita in opera d’arte guidato dalle leggi del bello e dalla ricerca dei piaceri raffinati. 

Attraverso le immagini




Categoria "vita"


Il tema della "VITA" 
nell'opera "La Nausea" di Sartre

“Ero apparso per caso, esistevo come una pietra, una pianta, un microbo. La mia vita andava a capriccio, in tutte le direzioni. A volte mi dava avvertimenti vaghi, a volte non sentivo che un ronzio senza conseguenze.” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 88)

 Piuttosto, io sono...stupito, dinanzi a questa vita che mi vien data, data per niente.” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 155)

Sartre descrive la vita come incoerenza. La manifestazione dell'incoerenza della vita è l'incapacità di trovare il senso del proprio esistere. Per la prima volta la vita appare nella sua a-razionalità e nella sua incoerenza non essendo dotata di alcun principio di non contraddizione da rispettare, per potersi dire, appunto, coerente.

Con sguardo lucido ed esterno, la vita è un susseguirsi di accadimenti senza alcuna relazione causale tra loro, senza alcuna ragione. È l’azione umana del raccontare che intreccia gli eventi dando loro un inizio, una fine, uno svolgimento, un senso.
Le numerose possibilità d’azione lo conducono ad un mettersi in gioco di fronte alle molteplici vie che gli si offrono. L’uomo diventa artefice della propria esistenza.



PREMESSA

La NauseaJean Paul Sartre


“La nausea mi ha colto, mi sono lasciato cadere sulla panca, non sapevo nemmeno più dove stavo; vedevo girare lentamente i colori attorno a me, avevo voglia di vomitare….da quel momento la nausea non mi ha più lasciato, mi possiede” (J.P. Sartre - "La Nausea", pag. 21-22) 

Primo romanzo di Sartre, pubblicato nel 1938, scritto nel 1932, è considerato un romanzo filosofico esistenzialista.  Scritto in forma di diario, Sartre racconta l’esperienza di Antoine Roquentin, giunto a Bouville, nell’ Alta Normandia, per studiare la storia del marchese di Rollebon, attraverso l’archivio della biblioteca della città, frequentata da un autodidatta che legge i libri in ordine alfabetico. Di giorno il lavoro in biblioteca, di sera al caffè “Ritrovo dei Ferrovieri”, dove Antoine ascolta la canzone “Some of these days”. A volte sale in camera con la proprietaria del bistrot, ma si sente ancora legato ad Anny di cui non ha più notizie da quasi un anno. La incontrerà poi, ingrassata, irriconoscibile.

Antoine si rende conto che la sua vita non ha più senso. Il tedio e lo scoraggiamento lo rendono prigioniero di un’esistenza apparentemente senza senso.
L’azione gli permette di non sentire il proprio essere, di dimenticare la propria esistenza. Capisce di essere inutile e prova un senso di nausea. Si sente inghiottito dalla realtà che, amplificandosi, gli provoca disgusto e oppressione. Mentre va via dalla cittadina, Roquentin viene colto da un’altra idea confusa: forse troverà la salvezza in un libro di pura immaginazione, conferendo così un senso ad un’esistenza che ne è priva.






J.P. Sartre, "La nausea". Einaudi, 1948. Copertina prima edizione italiana